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22 marzo 2007. Il lancio del Forum a Bologna PDF Stampa E-mail
Venerdì 27 Luglio 2007 13:19

In occasione della giornata mondiale dell’acqua il 22 marzo, si è tenuto a Bologna il convegno Forum sul risparmio e la conservazione della risorsa acqua. La giornata mondiale quest’anno è stata dedicata al tema della water scarcity  anche per evidenziare lo stato di degrado  e iniquità in cui versa la buona parte della popolazione mondiale: solo 16 persone su 100  hanno acqua potabile al rubinetto e in Africa il consumo di acqua oscilla tra i 12 e 50 l/ab/g rispetto ai paesi Europei dove varia tra i 170-250 e gli Stati uniti dove arriva fino ai 700 l/ab/g.

 

Il convegno, che ha visto la partecipazione di oltre 250 persone e l’intervento di 22 relatori, è stata l’occasione per fare il punto sullo stato dell’arte delle politiche sul risparmio idrico in Italia, che rispetto al resto degli stati Europei, “vanta” un forte ritardo, con un consumo di acqua giornaliero pro capite pari a 267 litri (Istat, 1999) rispetto ad una media europea di 150 litri, e per sostenere la sfida di un Forum nazionale che coinvolga tutti gli attori  che a vario titolo sono partecipi nella gestione, utilizzazione e salvaguardia della risorsa acqua.

E’ ormai di dominio pubblico la problematica legata allo stato di deficit idrico in cui versano i principali bacini idrografici nazionali, in particolare nelle aree del nord come nel settore padano, zone che pur essendo molto idroesigenti non sono mai state storicamente carenti di risorse idriche. Questo fenomeno se da un lato è imputabile ai recenti cambiamenti climatici in atto, con il lieve ma costante innalzamento delle temperature associato ad  una riduzione delle precipitazioni, dall’altro è imputabile ad un aumento costante dei fabbisogni e alla problematica delle perdite nei sistemi di adduzione e distribuzione dei comparti agricolo e civile (40 % e oltre).

In uno scenario che vede calare la disponibilità della risorsa diventa vitale aumentare l’efficienza nel suo utilizzo. Per questo il tema cruciale oggi è quello del risparmio e della conservazione che è il meno costoso, ma anche il più incisivo dei sistemi per ottenere risultati.

Lo scopo/obbiettivo della giornata, che ha visto l’avvicendarsi d’interventi di esponenti del mondo delle istituzioni, ricerca, associazioni di categorie e ambientaliste, è  trovare una piattaforma  di confronto, condivisa e organizzata,  che possa dare slancio ad idee, progetti ed azioni volte a colmare la carenza di coordinamento e di scambio conoscitivo dovuto ai forti limiti comunicativi attualmente esistenti tra i soggetti coinvolti.

Occorre quindi un network informativo e comunicativo più efficace e attivo atto a favorire la diffusione di notizie ed esperienze, estendere e scambiare le progettualità, integrare le politiche istituzionali con le iniziative delle imprese e con la partecipazione attiva dei cittadini, affermare la cultura del bene comune, anche alla luce del nuovo scenario normativo delineato in Europa con la WFD 2000/60/CE e alla filosofia che ne deriva in termini di  comunicazione e partecipazione pubblica.

Da qui l’idea di un Forum nazionale sul risparmio e la conservazione della risorsa idrica che possa portare un importante contributo sostenendo meglio le iniziative e consentendo il loro trasferimento in altre realtà territoriali.
Il Forum dovrà essere infatti una piattaforma condivisa e organizzata di dialogo e confronto tra mondo della ricerca, gestori e loro associazioni, istituzioni nazionali e locali, ONG, associazioni ambientaliste.

La giornata del 22 marzo è stata l’ occasione per raccogliere attorno a questo progetto i primi aderenti e per mettere in rete le prime “best practices” sviluppate in Italia. Dalla giornata è emersa la necessità di promuovere a scala nazionale politiche di risparmio e conservazione attraverso meccanismi (demand management) di incentivazione al risparmio e disincentivazione al consumo che siano premianti per tutti i portatori d’interesse.
Il risparmio deve essere incentivato anche attraverso campagne di informazione/sensibilizzazione, come la diffusione di kit di risparmio idrico promosse da Enia e Hera collegate ai certificati bianchi,  e la ripetibilità di progetti condivisi da un gran numero di soggetti come nel caso di Bagnacavallo.
Emerge la mancanza di conoscenze adeguate sullo stato dei consumi nel nostro paese:  gravi sono le carenze informative sui consumi civili, industriali ma soprattutto agricolo, così come problematico risulta lo scenario delle concessioni con fenomeni di sbilancio tra domanda e disponibilità di risorsa. Anche la revisione del calcolo tariffario  emerge come problematica da affrontare nella piattaforma di confronto.

Le esperienze pomeridiane hanno evidenziato come anche nel nostro paese è possibile attuare sistemi/progetti di risparmio; ad esempio la fondazione Amga si occupa attraverso l’approccio di una specifica Task Force Water Loss della IWA,  della diffusione e promozione di metodologie volte all’individuazione e alle gestione delle perdite in acquedotto attraverso l’applicazione di indici di performance (ILI Infrastructure Leakage Index), il controllo attivo delle perdite, il controllo e la gestione della pressione, la valutazione delle perdite reali e di quelle apparenti.

Tale approccio è sempre più condiviso a livello nazionale, come dimostra l’esperienza della utility Enia, il cui interevento è incentrato sull’approccio di politiche di risparmio integrate attraverso l’utilizzo  di BMPs (Best Management Practices): il metodo IWA per la gestione e il controllo delle perdite in acquedotto, campagne di sensibilizzazione rivolte ai cittadini, diffusione di kit per il risparmio idrico domestico.

A livello industriale sicuramente l’esperienza del Consorzio Artetusa è un esempio di best practice, infatti evidenzia come si possono conciliare interessi industriali e civili nella gestione dell’acqua: il consorzio ha realizzato un impianto per il riutilizzo industriale di acque reflue depurate nell’area industriale di Rosignano Solvay (Li) per un totale di 4 Mmc/anno; la pari quantità di acqua  non emunta viene mantenuta in falda per il ripristino ambientale della falda acquifera e una frazione può essere utilizzata a fronte dei crescenti fabbisogni civili dell’area ad alta valenza turistica.

Per comparto agricolo sono state presentate due esperienze molto significative nell’ambito del riutilizzo e della gestione e programmazione.
L’esperienza di AquaSoil è relativa al riutilizzo di acque reflue civili depurate in agricoltura da un impianto della portata 50.000 AE per un totale di 3 Mmc/anno. Dalla triennale gestione si evidenzia la grande potenzialità dei sistemi di riutilizzo in agricoltura e gli innumerevoli vantaggi derivanti per il territorio, anche se una revisione dei limiti normativi del DM 185/03 troppo restrittivi potrebbero consentire la riduzione del  costo del servizio al punto di  consegna di circa il 30 al 40 % al mc.

L’esperienza presenta dall’ Università di Milano-Femm è relativa al progetto europeo ISIIMM per la gestione sostenibile dell’acqua nel sistema agricolo mediterraneo che per l’Italia ha studiato la riconversione irrigua nel Consorzio Destra Piave attraverso lo sviluppo ed applicazione di un approccio integrato e partecipato. I nuovi scenari e le sfide che si delineano a fronte dei recenti cambiamenti climatici e gli importanti cambiamenti di uso del suolo (agricolo) come effetti combinati del mercato e della riforma della PAC rendono necessari adottare approcci integrati (analisi dei sistemi ambientali e sociali, modellistica partecipativa e DSS) che presentano evidenti aspetti positivi sia finanziari che gestionali. Il Progetto ISIIMM ha dimostrato che in Marocco, Egitto, Libano, Francia, Spagna, Italia, esistono soluzioni tecniche per la conservazione e il risparmio delle risorse idriche, ma la gestione sostenibile dell’acqua nel sistema agricolo mediterraneo richiede approcci che integrino tutte le quattro dimensioni: economica, ambientale, sociale e istituzionale.

Gli altri interventi hanno presentato casi studio di progetti ad alta sostenibilità ambientale: la Coop Adriatica ha realizzato un supermercato a basso impatto ambientale con sistemi di raccolta, riutilizzo e risparmio sia idrico che energetico; l’Università di Padova, con il progetto Aquanova, propone sistemi integrati di smaltimento dei reflui e dei rifiuti con recupero energetico nei rifugi di alta montagna del bellunese.

Al Forum hanno già aderito il Vice Capo di Gabinetto del Ministero dell´Ambiente Gaetano Benedetto, il Coordinatore della Commissione Ambiente della Conferenza delle Regioni Diego Tommasi, Confindustria, Federutility, Legacoop, l’Ente Risorse Idriche Regione Sardegna insieme alle oltre 300 persone che si sono iscritte alla newsletter per essere aggiornati sugli sviluppi del progetto. I primi casi studio, presentati nel corso della sessione pomeridiana del convegno, hanno riguardato esperienze di risparmio e riuso in campo agricolo (FEEM e Aquasoil), industriale (Aretusa) e civile (Coop Adriatica, Fondazione AMGA, ENIA e Università di Padova).

Il successo e l’interesse ottenuto dal convegno sono la testimonianza che l’esigenza di un’arena di confronto e condivisione è effettivamente sentita e diffusa e rappresentano la base migliore per lo sviluppo futuro del Forum. La messa on-line del sito www.forumrisparmioacqua.it e il numero Zero della newsletter sono stati i passi successivi. I prossimi saranno la definizione di uno statuto, la costituzione dei lavoro tematici e il lancio del premio.