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Tutela dell’ambiente e delle acque: un impegno concreto e stringente PDF Stampa E-mail
Mercoledì 24 Settembre 2008 16:07

Da ARPA Rivista riportiamo un interessante intervento del nuovo ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare Stefania Prestigiacomo sulle delle risorse idriche, tema centrale del n°3 (maggio-giugno 2008) della rivista edita da ARPA Emilia-Romagna

 


Occorre recuperare i ritardi accumulati nell’applicazione delle direttive europee; l’impegno di questo ministero è di farlo e raggiungere gli obiettivi posti per il 2015. Sarà inoltre necessario superare la visione burocratica sulla quale reggono le attuali governance di bacino idrografico puntando alla piena efficacia di tali importanti organi. 

Una politica ambientale che coniughi tutela e sviluppo: è questo il mio impegno alla guida del ministero dell’Ambiente.
Una politica che consenta di traghettare il nostro Paese verso un modello di sviluppo eco-sostenibile, a difesa della salute degli italiani, dell’integrità del nostro territorio e della competitività della nostra economia.
Grandi battaglie si preannunciano a livello nazionale e internazionale per salvare il pianeta; è arrivato il momento di organizzare al più presto in maniera diversa l’intervento pubblico ambientale.
Per quanto riguarda la tutela delle acque – tema di questo numero della rivista – sono diversi i fronti su cui si sta muovendo il mio dicastero.
Nell’ambito delle azioni di tutela del territorio, il ministero intende assicurare il pieno raggiungimento degli obiettivi di qualità delle acque e di funzionalità ecologica, fissati per il 2015 in attuazione delle vigenti direttive europee, e dare piena attuazione agli interventi per la gestione del servizio idrico integrato, con opere di difesa del suolo e di uso sostenibile dello sfruttamento delle risorse idriche per assicurare la prevenzione dei disastri idrogeologici e dei problemi causati dalla siccità.

Purtroppo l’Italia presenta un notevole ritardo rispetto alle scadenze temporali previste dalla direttiva 2000/60/Ce – punto di riferimento per l’azione comunitaria in materia di acque – che prevede l’individuazione delle acque europee e delle loro caratteristiche, classificate per bacino e distretto idrografico di appartenenza, e l’adozione di piani di gestione adeguati per ciascun corpo idrico.
C’è stato, infatti, un recepimento parziale della norma comunitaria, che ha comportato l’avvio di procedure d’infrazione da parte della Commissione europea e difficoltà per il ministero e le amministrazioni territoriali nello svolgimento delle proprie competenze. Sono stati predisposti pertanto dei regolamenti per adeguarsi alle norme comunitarie. Inoltre è in fase di elaborazione il documento preparatorio del provvedimento legislativo con cui sarà recepita la direttiva 2006/118/Ce sulla protezione delle acque sotterranee dall’inquinamento e dal deterioramento.
Il Servizio di difesa del mare del ministero dell’Ambiente svolge da circa dieci anni un’attività di monitoraggio delle acque e dell’ambiente marino-costiero finalizzata alla conoscenza e alla tutela del mare e degli ecosistemi marini, all’individuazione delle cause di eventuali situazioni di degrado e alla prevenzione e alla lotta all’inquinamento.
A questo programma di monitoraggio – che interessa circa 6000 chilometri di costa – partecipano quindici regioni costiere.
Purtroppo le autorità di bacino, istituite con la legge sulla difesa del suolo (L 183/89), rischiano di configurarsi come un agglomerato burocratico, costruito su una miriade di Ato che poi non riesce a fornire servizi al territorio.
È il caso dell’Autorità di bacino del Po, che non ha risorse per gli interventi necessari sugli argini del principale fiume italiano.
Un esempio di come il livello burocratico si sovrappone, e di fatto si sostituisce a quello operativo, generando molti costi e pochi benefici. Su questo fronte occorre dunque una politica mirata, che tenga conto delle esigenze finanziarie in situazioni così delicate.
I costi del non intervenire, infatti, rischiano di diventare maggiori di quelli reali, come spesso dimostrano gli effetti della mancata gestione delle emergenze del territorio.
La complessità della situazione della pianura padana – dove il dissesto idrogeologico è grave, la biodiversità non è sufficientemente tutelata e l’aria che vi si respira non è certo salubre – ci ricorda la necessità di puntare su una politica di governo attenta ai bacini idrografici e al ripristino degli equilibri idrogeologici e ambientali.
Il bacino del Po costituisce un punto nevralgico dell’economia nazionale: potrebbe diventare un modello di come si può coniugare ambiente e sviluppo.

Stefania Prestigiacomo
Ministro dell’Ambiente e della tutela
del territorio e del mare