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Il dopo Bali: gli USA e l'Europa PDF Stampa E-mail
Lunedì 14 Gennaio 2008 10:50

Riceviamo e volentieri pubblichiamo questo intervento a cura di Tiziano Draghetti, consulente ARPA Emilia-Romagna, che traccia un'analisi delle attuali politiche per la riduzione delle emissioni di gas serra così come si stanno delineando alla luce degli ultimi accordi internazionali, dove emerge sempre più chiaro il nesso tra risparmio idrico e risparmio energetico.

 

La “Roadmap di Bali” si riferisce ad una decisione della 13 conferenza delle parti (COP13) che definisce un processo negoziale di due anni per raggiungere un accordo post-2012 alla COP15 (Dicembre 2009) a Copenhagen, istituendo un apposito gruppo di lavoro, l“Ad Hoc Working Group on Long-term Cooperative Action under the Convention”, che terminerà il proprio lavoro nel 2009 e che terrà il proprio primo incontro non oltre Aprile 2008.

Gli esiti, ampiamente riportati dalla stampa, a mio parere non sono da sottovalutare perché per la prima volta gli USA riconoscono la necessità di un percorso condiviso e anche Cina e India condividono la necessità di ridurre le proprie emissioni. Per capire meglio gli esiti e i percorsi futuri è opportuno segnalare che contemporaneamente negli USA è stata approvata in modo bipartisan la nuova legge sull’energia con obiettivo 20 in 10, e cioè riduzione dell’uso dei combustibili fossili (in particolare nei trasporti) in 10 anni, dal 2007 al 2017, del 20% con azioni in parte di risparmio e in parte rinnovabili (etanolo) e finalità principalmente di sicurezza degli approvvigionamenti e sviluppo dei biofuels in modo da sviluppare fortemente una capacità indipendente da biomasse di importazione. (The Energy Independence and Security Act, 2007) Non è chiaro in termini di riduzione emissioni di CO2 che ricadute vi siano ma saranno abbastanza rilevanti e quindi gli USA nei prossimi 2 anni avranno un margine per discutere riduzioni di una certa entità anche se non hanno voluto ancora affrontare una quantificazione. (Peraltro al Senato è in discussione il Lieberman-Warner Climate Security Act, che richiederebbe un sistema cap-and-trade analogo a quello europeo per tagliare le emissioni attuali di CO2 del 15% al 2020). Gli aspetti più rilevanti della legge approvata sono di fissare limiti alle emissioni degli autoveicoli a 35 miglia con un gallone (circa 4litri), anche su forte stimolo della California e il risparmio energetico (aggiunto in un secondo tempo rispetto al disegno iniziale) in particolare nell’illuminazione e negli edifici.  Il fatto che gli USA a Bali non si siano fatti legare le mani sull’entità, implica che cercheranno di contrattare in base alle analisi che hanno fatto sull’economicità delle riduzioni. La California (che aveva esplorato la strada di un’autonoma riduzione delle emissioni delle auto ma che si scontra con problemi giuridici) spinge per riduzioni maggiori, infatti dal loro sito si segnala come lo standard di 35 miglia per gallone impallidisca rispetto allo standard attuale del Giappone di 45 miglia per  gallone e il futuro standard europeo del 2012 (circa 50 miglia per gallone secondo le valutazioni californiane) e che potrebbero limitare la concorrenza delle auto americane. Sempre la California  si è impegnata a mantenere le emissioni del 1990 al 2020, risultato che implica un taglio del 29% delle emissioni  dal 2005 rispetto ai livelli del 2020 nello scenario business as usual, e ipotizza di arrivare a riduzioni in linea con le proposte IPCC per il 2050 riducendole dell’80% rispetto al 1990. (California  Global  Warming  Solutions  Act  of  206)

Per dare seguito alla legge californiana di cui sopra  sono previste ed in via d’implementazione una serie di misure tra cui una sugli Standard degli edifici civili, standard che sono in revisione e saranno approvati nel 2008. Alcune delle modalità d’efficientamento degli edifici che si prevedono riguardano un efficientamento dell’illuminazione, tetti raffrescati nel residenziale (cool  roofs  for  residential  applications) migliori controlli per la distribuzione d’acqua calda centralizzata,  una possibile obbligatorietà del fotovoltaico. In particolare la California Public Utilities Commission, ha adottato tre programmi progettati per spingere tutte le nuove costruzioni residenziali e terziarie verso uno zero net energy standard, con l’obiettivo di raggiungere lo zero net energy nelle costruzioni residenziali  per il 2020 e per quelle commerciali nel 2030.

The Water-Energy Nexus

Nel 2005 la Commissione Energia della California, rilevò un significativo potenziale inutilizzato per il risparmio d’energia collegato ai programmi incentrati sull’uso efficiente dell’acqua. Potenziali azioni includono:
  • Aumentare la standardizzazione e la valutazione e il monitoraggio dei Programmi di efficienza delle acqua messi in atto da parte delle utilities.
  • Messa in atto d’opportuni indirizzi, incentivi, e di finanziamenti per massimizzare il potenziale di efficienza nella gestione dell’acqua degli edifici esistenti e di nuova costruzione.
  • La valutazione del potenziale di risparmio energetico e di gas a effetto serra associati ad aggressivi livelli di efficienza e di riciclaggio delle acque.
  • Individuazione di regioni idrologiche ad uso energetico intensivo nella gestione idrica e individuazione d’alternative per ridurre l’uso intensivo di energia nella gestione idrica in ciascuna regione.
  • Integrare completamente l'efficienza idrica nel Ciclo di programmazione dell’efficienza energetica nel 2009-2011.
La Commissione Energia si è impegnata attraverso i suoi poteri nei riguardi degli standard energetici nelle costruzioni e nelle apparecchiature a risparmiare sia l'acqua che energia.

Più recentemente, il governatore Schwarzenegger ha allargato e rinforzato il potere della Commissione di stabilire standard di efficienza per la conservazione delle acque e di energia per gli edifici e le apparecchiature. La commissione Energia intende definire un programma di ricerca e di sviluppo e dimostrazione  Acqua - Energia lo sviluppo e di dimostrazione e una tabella di marcia che esplori i modi per ridurre l'intensità energetica del ciclo idrico e di gestire meglio la domanda di energia del sistema di gestione delle acque.

L’Europa

In Europa la Germania ha la leadership avendo deciso autonomamente con il programma approvato poco prima di Bali la riduzione del 40% d’emissioni di gas serra al 2020 rispetto al 1990 conservando il bando del nucleare al 2034 (Nuova legge sull’energia atomica del 26 Aprile 2002, Gesetz zur geordneten Beendigung der Kerenergienutzung zur gewerblichen Erzeugung von Elektrizität). Le ragioni sono che hanno ridotto al 2005 le emissioni rispetto al 1990 del 18% (anche per l’inglobamento della DDR), e ritengono quindi di raggiungere l’obiettivo con più benefici rispetto ai costi, e che i processi messi in atto darà dei vantaggi competitivi all’industria tedesca nelle tecnologie che vogliono esportare. Infatti, nelle dichiarazioni il Programma approvato dovrebbe consentirgli di raggiungere una riduzione del 36%, conservando tuttavia spazio per lo sviluppo economico stressando le misure costo-efficaci e conservando le competitività delle imprese tedesche e riducendo la dipendenza energetica.

La Commissione Europea da parte sua dovrà fare una proposta (era prevista per la fine del 2007 e slittata all’inizio del 2008) per la messa in atto del piano d'azione globale in materia di energia per il periodo 2007-2009 (noto come 20 20 20), deciso nel Consiglio Europeo del marzo 2007. Il Piano d’azione definisce chiari orientamenti per un'effettiva politica energetica europea a livello internazionale e stabilisce obiettivi quantificati altamente ambiziosi in materia di efficienza energetica, di energie rinnovabili e di uso dei biocarburanti e chiede l'elaborazione di un piano strategico europeo per le tecnologie energetiche, compresi la cattura e il sequestro ecosostenibili dell'anidride carbonica, da esaminarsi nella riunione del Consiglio europeo di primavera del 2008.

Ricordo che gli obiettivi fondamentali del Piano d’azione sono una riduzione del 30% delle emissioni di gas ad effetto serra entro il 2020 rispetto al 1990 quale contributo ad un accordo globale e completo per il periodo successivo al 2012 a condizione che altri paesi sviluppati s’impegnino ad analoghe riduzioni delle emissioni e i paesi in via di sviluppo economicamente più avanzati si impegnino a contribuire adeguatamente, sulla base delle loro responsabilità e capacità rispettive.

L’UE s’impegna in modo fermo ed indipendente a realizzare una riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra di almeno il 20% entro il 2020 rispetto al 1990. Il Piano definisce e conferma quindi gli obiettivi di:
  • Ridurre, da qui al 2020, del 20% il consumo globale di energia primaria.
  • Portare la quota delle fonti di energia rinnovabili nel mix energetico complessivo dell'UE dal 7 % (attualmente) al 20% entro il 2020.
Per le difficoltà che affronterà l’Italia per raggiungere gli obiettivi è utile leggere l’articolo di Alberto Clô e Stefano Verde “20-20-20: il teorema della politica energetica europea” sulla rivista ENERGIA n. 4 del 2007 che segnala come l’impegno del 20% di risparmio, del 20% sulle rinnovabili, implichi in realtà una riduzione delle emissioni al 2020 del 23%.

Il Consiglio europeo ha deciso che è necessario un approccio differenziato nei confronti dei contributi degli Stati membri, che sia improntato ad equità e trasparenza e tenga conto delle situazioni nazionali e dei pertinenti anni di riferimento per il primo periodo di impegno del protocollo di Kyoto. Riconosce che l'attuazione di tali obiettivi sarà basata sulle politiche comunitarie e su un accordo relativo alla ripartizione interna degli oneri e invita la Commissione ad avviare immediatamente, in stretta cooperazione con gli Stati membri, un'analisi tecnica dei criteri, compresi i parametri socioeconomici e altri parametri pertinenti e comparabili, quale base per ulteriori discussioni approfondite.

Dall'obiettivo globale per le energie rinnovabili dovrebbero ricavarsi obiettivi nazionali generali differenziati con la piena partecipazione degli Stati membri e con il dovuto riguardo ad una ripartizione equa e adeguata che tenga conto dei diversi punti di partenza e potenzialità nazionali, compreso il livello esistente delle energie rinnovabili e del mix energetico e lasciando agli Stati membri, a condizione che ciascuno di essi rispetti l'obiettivo minimo per i biocarburanti, la facoltà di decidere obiettivi nazionali per ogni specifico settore di energie rinnovabili (elettricità, riscaldamento e refrigerazione, biocarburanti).

Infine in dicembre il Ministero competente ha presentato la proposta d’assegnazione delle emissioni dopo la revisione della Commissione europea che ha tagliato il piano di circa 13 Milioni di tonnellate di CO2 eq., gravando i tagli soprattutto sul termoelettrico. Sarà fondamentale approfondire le conseguenze del Piano d’assegnazione, quando sarà definitivo, attualmente è in consultazione,  perchè dalle conseguenze sui singoli impianti deriveranno forti conseguenze sia sui piani energetici regionali sia concretamente sulle conseguenze sull’inquinamento atmosferico oltre che sulle emissioni di Co2.

Tiziano Draghetti