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L'Unione Europea e le politiche per la Water Scarcity, intervista a Giorgio Pineschi PDF Stampa E-mail
Lunedì 26 Novembre 2007 10:50

Giorgio Pineschi lavora presso il Ministero dell’Ambiente ed è membro italiano e co-leader con la Francia del Working Group Water Scarcity & Drought nell’ambito della Common Implementation Strategy della Commissione Europea per l’implementazione della 2000/60/CE. L'abbiamo sentito per fare il punto sulle politiche idriche a livello comunitario.

Quale ruolo svolge o potrebbe svolgere l’Unione Europea nei confronti degli impatti dei cambiamenti climatici sulla gestione della risorsa idrica? A livello comunitario qual è la posizione politica dei paesi non mediterranei e quali sono le problematiche legate ai climate change in questi paesi?
La Commissione Europea opera già dall’ultimo biennio nel sensibilizzare gli Stati Membri sui possibili effetti derivanti dal climate change sulla disponibilità della risorsa idrica. Nel contesto della stragia comune di attuazione della 2000/60/CE è stato istituito un gruppo tecnico con la precisa finalità di
prevenire un ulteriore deterioramento della risorsa idrica, promuovere un uso sostenibile delle acque basato su una protezione a lungo termine, contribuire alla mitigazione degli effetti delle alluvioni e delle siccità, contribuire a provvedere ad una sufficiente disponibilità di acque di buona qualità sia superficiale che sotterranea.

La Commissione Europea ha partecipato attivamente alle attività delle IPPC in materia climate change attraverso la comunicazione sulla siccità e water scarcity (Communication from the Commission to the European Parliament and the Council - Addressing the challenge of water scarcity and droughts in the European Union (SEC.2007.993, SEC.2007 996/* COM/2007/0414 final */), dove formalmente viene esplicitata la necessita di approfondire il legame tra i climate change e la gestione sostenibile delle risorse idriche.

A livello europeo, e quindi non solo nel mediterraneo, ormai è ampliamente consolidata la consapevolezza dei rischi e delle cause dei climate change, da una parte, e dall’altra la necessità di un’azione comune in materia di climate change. La siccità e la water scarcity colpiscono con più frequenza, intensità ed estensione areale tutto il territorio europeo e per questo motivo questi temi sono riconosciuti come problematiche di rilievo comunitario e non locale (non a caso la Germania nel semestre di presidenza si è resa promotrice di numerose iniziative relative alle tematiche dei climate change).

Qual è lo scenario delineato a livello Europeo circa la water scarcity? Quando è corretto parlare di water scarsity oppure di drought? Cosa si intende per water balance e water availability?
A livello comunitario, i temi legati alla siccità e al deficit idrico, water scarcity, hanno assunto negli ultimi anni un particolare rilievo: gli effetti delle variazioni climatiche hanno aggravato la situazione di pressione sulla quantità e sulla qualità delle risorse idriche. I fenomeni siccitosi e la riduzione della disponibilità di risorsa colpiscono con sempre maggiore frequenza ed intensità i territori abitualmente sottoposti ad una mancanza cronica di acqua e coinvolgono sempre maggiormente Paesi che in passato raramente avevano sofferto questo tipo di problematiche. Nell’ultimo trentennio l’impatto economico causato dalla siccità su tutto il territorio europeo è stato valutato in 85 miliardi di euro; di questi, 7.5 miliardi sono stati causati della sola siccità del 2003. Nel 2003 la siccità ha riguardato un terzo del territorio europeo ed oltre 100 milioni di cittadini dell’Unione, ponendo la questione tra i temi di maggior rilievo nel contesto delle politiche di gestione e tutela delle risorse idriche. La siccità viene in questo contesto definita come una deviazione dalla situazione media, ma ancora nell’ambito di una variabilità naturale di ecosistema. Per deficit idrico, o water scarcity, si intende invece una situazione in cui la richiesta di acqua eccede la disponibilità del sistema naturale. Tali fenomeni richiedono differenti tipi di misure ed azioni, anche se entrambi includono, come minimo comune denominatore, misure per la gestione della domanda.

Per quanto riguarda la siccità, la tendenza attuale di molti paesi è di reagire ad eventi siccitosi attraverso un approccio di gestione di crisi dichiarando un programma di emergenza nazionale o con piani d'azione che prevedono misure preventive per la riduzione della vulnerabilità e per l’aumento della resilienza (azioni di lunga durata), azioni per una gestione preventiva (modifiche infrastrutturali, normative, stipula di accordi istituzionali e campagne di informazione e “Public Awareness”) e la definizione di un “piano contingente” che definisca le azioni (di breve durata) da intraprendere prima dell'inizio della siccità sulla base di un sistema efficace di early warning.

Per quanto riguarda, invece, i deficit di lungo periodo è necessario che le istituzioni dell'EU, gli Stati Membri ed i portatori di interesse svolgano un ruolo guida nella diffusione di una nuova visione per la gestione delle risorse idriche che parta dall’assunto che l'acqua dolce è una risorsa limitata ed importante che deve essere gestita con attenzione in una prospettiva di lungo termine.

Quali sono le politiche europee d'incentivazione al risparmio idrico nei vari comparti economici, le strategie/direzioni in cui vanno le PAC e se sono previsti o si prevedono a livello comunitario dei contributi/fondi in caso di calamità temporanea o in caso di vera e propria desertificazione?
La Commissione negli strumenti sopra citati, riconosce nelle politiche dei prezzi una delle risposte prioritarie per contrastare gli effetti della water scarcity e contribuire ad un efficiente gestione del rischio siccità. Tuttavia una corretta politica dei prezzi dell’acqua, specialmente in situazioni di scarsità, non può essere attuata senza tener conto degli aspetti sociali e di equità, in particolare gli aspetti economici devono essere considerati nel contesto più generale di una strategia tesa da una parte a garantire l’acqua a tutti, a partire dalle fasce sociali più deboli, dall’altro ad applicare strategie di risparmio idrico ed uso ottimale delle risorse idriche. Tali strategie dovrebbero essere attuate attraverso meccanismi d’incentivo/disincentivo e premialità e penalizzazione.
Questo contesto nei confronti delle PAC è solo l’inizio di un percorso che dovrà vedere nel concetto della quantità uno dei meccanismi principali della gestione delle risorse idriche.

Riguardo infine, alla possibilità di disporre di fondi per contrastare gli effetti dei fenomeni estremi, al momento è in corso una discussione a livello Ministeriale per la rimodulazione del meccanismo di protezione civile europeo, che comunque allo stato attuale non tiene conto della siccità.

Esistono esperienze particolarmente significative nel contesto della UE? E’ possibile mutuarne qualcuna particolarmente significativa per l’Italia?
Questo è uno degli aspetti in cui il nostro paese è particolarmente coinvolto attraverso la stesura di documenti guida comunitari nei quali una parte importante è proprio quello di derivare buone pratiche attraverso casi studio. Alcuni documenti sono già passati al vaglio dei Direttori delle Acque Europei altri sono in corso di preparazione e molti stati, comunitari e non, stanno fornendo importanti e interessanti indicazioni, come peraltro già indicato nel documento Water Scarcity Management in the Context of WFD (SCG agenda point 8bWGB/15160506/25d)

La WFD e la recente Flood Risk Management Directive riconoscono i climate change solo per il rischio e i probabili danni economici e sociali che potrebbero derivare da questi fenomeni. A suo avviso quale ruolo svolge il gruppo di lavoro sulla Water Scarcity in capo alla Commissione Europea e qual è il ruolo dell’Italia nel gruppo di lavoro?
L’Italia è leader ed è stato il paese che ha portato questi temi alla ribalta e, come a tutti è noto, nel 2003 si è verificato in Italia e altre regioni europee una siccità che nel centro nord ha creato enormi difficoltà, basta ricordare la crisi idrica che ha interessato il bacino del fiume Po che ha visto la partecipazione attiva del Ministero alle iniziative intraprese per il coordinamento delle attività per la gestione delle emergenze idriche attraverso l’istituzione di una “Cabina di Regia”.

L’evento emergenziale si verificò in concomitanza del semestre di presidenza italiana UE e quindi l’Italia diede impulso a questi temi sostenendo attivamente le iniziative sulla water scarcity e nel novembre del 2003 i Direttori delle acque europei, in occasione del Meeting di Roma, hanno individuato nella problematica legata alla siccità uno tra i temi prioritari per la gestione delle acque e la tutela ambientale.

La stessa esperienza della Cabina di Regia ha dimostrato grande validità sia nelle situazioni di emergenza vera a propria, permettendo il monitoraggio in tempo reale dell’evoluzione del fenomeno, sia nelle fasi di prevenzione di “crisi idrica”, fornendo ai decisori quadri chiari circa le azioni che si potevano intraprendere al fine di ripristinare condizioni di normalità.

Sul fronte comunitario il Ministero è impegnato a partecipare alle attività del gruppo “Water scarcity” con lo scopo di promuovere lo scambio di informazioni tra i vari paesi e l’individuazione delle migliori pratiche per il risparmio idrico, implementando una strategia comunitaria che permetta di promuovere, attraverso la corretta e attenta allocazione dei fondi europei, la gestione sostenibile della risorsa idrica. In particolare l’Italia, insieme a Spagna e Francia, coordina le attività di un Expert Network che ha il compito di approfondire le tematiche della siccità e della mancanza d’acqua nel contesto della applicazione della Direttiva 2000/60/CE .